Sono giorni che non riesco più a scrivere, di cucinare poi, nemmeno a parlarne. Ho passato l’ultima settimana attaccata al monitor del computer e alla tv alla ricerca spasmodica di immagini che mai avrei voluto vedere. Quando vedi la tua terra sbriciolarsi sotto i colpi implacabili della natura, quando vedi un’onda risucchiare quelle che prima erano le strade in cui passeggiavi, i negozi dove facevi acquisti, i locali dove passavi le tue serate, non resta altro che un senso di impotenza che non lascia parole. Allora ti accorgi che quel posto che ti andava stretto e da cui non vedevi l’ora di fuggire via, è la tua terra, la tua casa, il luogo dove stanno le tue radici. Dallo scorso martedì, quando un’alluvione ha colpito e distrutto parte della Lunigiana e della Liguria, ho capito quanto io sia davvero legata a queste terre verdi e boscose.
Ecco perchè oggi non è una ricetta che voglio postare, ma un piatto tipico Lunigianese, un piatto povero, come povere sono queste terre. I Testaroli sono una pietanza originaria dell’alta Lunigiana, un primo piatto semplicissimo, composto da farina, acqua e un po’ di sale…nulla di più semplice, se non che il metodo di cottura è piuttosto complicato, perchè richiede l’uso di un testo di terracotta o di ghisa, del diametro di 30 cm circa. Il testo va fatto surriscaldare nella brace e, dentro, viene fatto colare l’impasto che, dopo la cottura ha l’aspetto di un grosso disco di pasta spugnosa. Una volta pronto, il testarolo viene tagliato a quadratini e viene cotto in acqua bollente e salata (come una comunissima pasta), per una manciata di secondi. Si può poi condire a proprio piacimento, ma, in genere, viene preparato con il pesto ligure o, semplicemente, con olio e parmigiano. In Lunigiana i testaroli si trovano, già pronti in dischi, in qualunque supermercato o negozio di generi alimentari, basta soltanto tagliarli e cuocerli in acqua; costituiscono quindi un primo piatto veloce, semplice ed originale, e ogni lunigianese che si rispetti lo cucina e lo mangia in famiglia. Ed è così che voglio omaggiare la mia terra e la mia gente, con l’augurio che presto possa rialzarsi e ritrovare la propria dignità e la selvaggia bellezza che da sempre la rende unica.
artù
31 Ottobre 2011 at 17:05ti sono vicina con il cuore, anch’io ho seguito in questi giorni le notizie, conosco alcune blogger della zona e il mio primo pensiero è andato anche a loro.
Questo piatto che hai preparato rappresenta un sentimento forte che è l’amore per la tua terra. Conosco i testaroli, li adoro, non ho mai provato a farli, mi incuriosisci molto….ma ci vuole un testo apposito quindi? quello della farinata non va bene???
Margot
31 Ottobre 2011 at 19:39Dev’essere tremendo vedere la propria terra dilaniata. Ti abbraccio, e con te simbolicamente tutti gli abitanti della Lunigiana (insieme ai liguri), perché queste catastrofi sono una sconfitta per tutti, ma un grande dolore per chi in quelle terre ci vive, ci ha investito, ci ha costruito la vita.
le ricette dell'Amore Vero
1 Novembre 2011 at 11:50che delizia per il palato!!! davvero complimenti, un bacio :)
aria
2 Novembre 2011 at 16:21non conoscevo questa ricetta…ma conosco i sentimenti di cui parli…bellissimo post
Camy
2 Novembre 2011 at 22:35@ tutte: grazie ragazze per la solidarietà, è bello sentirvi vicine!
@Artu: in effetti non ho mai provato a fare i testaroli in casa, non avendo i testi grandi, nè il camino. Sconsiglio vivamente di cuocerli sulla cucina a gas (i testi non si scaldano bene nemmeno dopo ore)! Da noi ci sono ancora delle signore che li preparano artigianalmente, ma si trovano molto facilmente dal fornaio sotto casa e al supermercato che è un attimo andarli a comprare :-) qui sotto, comunque, trovi le foto dei testi.
http://www.lunigiana.ms.it/root/servizi/agricoltura/prodottitipici.asp?prodotto=14
Pecorella di Marzapane
3 Novembre 2011 at 13:04Le tue foto sono davvero molto belle: complimenti!
Non conoscevo questa preparazione e mi ispira molto, la voglio provare ^_^
Tiziana
Al Cuoco!
3 Novembre 2011 at 23:43… già… e speriamo bene per le prossime ore.
Qui, nel levante, li chiamiamo “testaiu”.. ne vado matta! Bellissmo pensiero:)