Una delle cose che amo di più quando viaggio è, tra le altre, conoscere e sperimentare la cucina tradizionale dei luoghi che visito. Insomma, non dico che scelgo le mete dei miei viaggi in base alla cucina locale, ma, senza dubbio, non partirei mai senza prima essermi documentata a fondo sui piatti tipici e i prodotti gastronomici locali ed aver stilato una lista completa di locali e ristoranti da provare, dalla colazione alla cena. Per fortuna, il paziente fidanzato la pensa esattamente come me, anzi, il suo passatempo preferito quando siamo in viaggio è proprio andare alla ricerca di ristorantini che possano destare il suo interesse (ma anche panifici, pasticcerie, banchi del mercato o chioschetti di street-food) da testare alla prima occasione. Questa sua curiosità gastronomica è una delle cose che mi piace di lui, che ci accomuna, e che mi fa pensare che per me non esiste un compagno di viaggio migliore. Perchè per me la curiosità verso la cucina di un paese straniero, che sia vicino o lontano anni luce dalle nostre abitudini culinarie, è sintomo di interesse verso tutto ciò che è altro da noi, come per l’architettura, l’arte o la storia di ogni civiltà e per questo è imprescindibile per conoscere a fondo il luogo che visito e che mi ospita. Detto questo, ci sono alcuni luoghi che, gastronomicamente parlando, ci sono rimasti nel cuore più di altri (o forse sarebbe meglio dire nella pancia :-) ) e di cui conserviamo ricordi ormai indelebili nella nostra memoria; il fatto è che una volta tornati a casa, sempre carichi di souvenir commestibili, facciamo di tutto per recuperare quel particolare sapore o quel tal profumo che si respirava in quel ristorantino tipico che tanto abbiamo amato, ma non c’è nulla da fare, lo stesso cibo, per quanto fedelmente riprodotto a casa, non sarà più così suggestivo, se scisso dal suo luogo di provenienza. Come per quelle madeleines che mangiavamo per colazione in una piccola boulangerie ad Antibes, in Costa Azzurra, oppure il tè alla mela gustato a Istanbul nel caffè accanto al Bazar delle spezie, che abbiamo comprato e portato in Italia, ma che poi, bevuto a casa era tutta un’altra cosa. Certo, è vero, certe sensazioni non saranno mai più riproducibili altrove, ma questa sacrosanta verità non mi ferma dall’imparare a conoscere tradizioni culinarie differenti dalle mie, sperimentare anche a casa nuovi sapori e nuove ricette ed arricchire la mia cultura in fatto di cibo. E così, dall’ultimo viaggio in Baviera di qualche mese fa, siamo tornati appagati dal buon cibo e dalla buona birra e con una passione smodata per lo strudel di mele che là è una vera e propria istituzione. Io ci ho provato a rifarlo, grazie anche ad una ricetta gentilmente fornita da mia sorella che è davvero ottima; certo, mancherà l’atmosfera bavarese, i boccaloni traboccanti di birra e le simpatiche ragazze in abiti tradizionali che servivano ai tavoli, non sarà come gustarselo in un ristorante di Norimberga, ma datemi retta, provatelo, perchè ne vale veramente la pena e poi, magari, vi verrà voglia di fare un bel viaggetto verso la Germania.
APFELSTRUDEL
per la sfoglia:
– 2 cucchiai di olio extra-vergine di oliva
– 1 uovo
– 1/2 bicchiere di acqua tiepida
– 1 pizzico di sale
per il ripieno:
– 180 g di burro
– 120 g di pangrattato
– 800 g di mele
– 120 g di zucchero
– 100 g di uvetta
– 2 cucchiaini di cannella
– 1 limone bio
Preparare la sfoglia, disponendo la farina a fontana, insieme al sale; al centro mettere l’uovo, versare l’olio extra-vergine di oliva ed iniziare ad impastare fino a creare una sfoglia ben lavorabile ed elastica. Formare una palla e lasciare riposare per circa mezz’ora. Nel frattempo fare sciogliere 90 g di burro in una padella e, una volta sciolto, spegnere il fuoco, unire il pangrattato e mescolare per bene, in modo che si amalgami completamente al burro, poi mettere da parte. Tagliare le mele a tocchetti sottili (io le taglio a fettine sottili, poi divido le fette in due) e trasferirle in una ciotola capiente; unire lo zucchero, il pangrattato, la buccia grattugiata del limone, la cannella l’uvetta rinvenuta in un bicchiere d’acqua e ben strizzata, poi amalgamare il tutto. Riprendere la pasta ed iniziare a stenderla con il mattarello fino ad ottenere una sfoglia sottilissima (è consigliabile fare questa operazione su un foglio di carta forno, in modo da trasferire lo strudel, una volta pronto, direttamente sulla leccarda con l’aiuto della carta forno). Quando la sfoglia sarà abbastanza allargata, spennellarla nella parte interna con il resto del burro fatto sciogliere in un pentolino, versare il ripieno e ripiegare la pasta, facendo attenzione a non romperla e chiudere i due lembi dello strudel facendoli aderire per bene. Trasferire lo strudel in una leccarda da forno ed infornare a 200° per circa 40 minuti. Sfornare e lasciare raffreddare, poi tagliare a fette e servire, magari accompagnato da una pallina di gelato alla crema, o da una crema inglese aromatizzata alla vaniglia.
Monica Dall'Anese
26 Maggio 2014 at 14:28Ciao, ho trovato il tuo sito per caso grazie all’esticolo di Clasf… complimenti, veramente splendide le tue ricette ed in modo particolare le tue foto!
Credo passerò di qui molto spesso… <3
http://langolodellacasalinga.blogspot.it/